ludovica rambelli teatro presenta
I Tableaux Vivants
La Conversione di un Cavallo: 23 Tableaux Vivants dall’opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio
Sinossi
Costruito con la tecnica dei Tableax Vivants...
...“La conversione di un cavallo” è un lavoro di estrema semplicità e insieme di grande impatto emotivo: sotto gli occhi degli spettatori si compongono 23 tele di Caravaggio realizzate con i corpi degli attori e l’ausilio di oggetti di uso comune e stoffe drappeggiate. Un solo taglio di luce illumina la scena come riquadrata in una immaginaria cornice, i cambi sono tutti a vista, ritmicamente scanditi dalle musiche di Mozart, Bach, Vivaldi, Sibelius: Ecco la magia dei Tableaux Vivants
Questo lavoro nasce nel 2006, grazie a...
Invitata dall'Accademia di Belle Arti di Napoli...
Ludovica Rambelli Teatro è composto da
regia
Ludovica Rambelli
clicca per il CV
aiuto regia
Dora De Maio
clicca per il CV
in scena
Andrea Fersula
Elena Fattorusso
Alessio Sica
Maria La Greca
Kiara Kija
Fiorenzo Madonna
Antonio Stoccuto
Rocco Giordano
attori storici
Andrea Fersula
Serena Ferone
Ivano Ilardi
Laura Lisanti
Kiara Kija
Antonella Mauro
Paolo Salvatore
Claudio Pisani
Apo Yaghmourian
Le 23 Opere Rappresentate
- La Deposizione (1602-1603) Musei Vaticani, Città del Vaticano
Estasi di Maddalena o Maddalena Klein (1606) Collezione privata
Crocefissione di Pietro (1601) Cappella Cerasi, Santa Maria del Popolo, Roma
Decollazione del Battista (1608) Cattedrale di San Giovanni, La Valletta, Malta
Morte della Vergine (1604) Museo del Louvre, Parigi
Giuditta Oloferne (1599) Palazzo Barberini, Roma
Flagellazione (1607-1608) Museo di Capodimonte, Napoli
- Sacrificio di Isacco (1602) Collezione Cremonini
- Martirio di Matteo (1600) Cappella Contarelli, San Luigi dei Francesi, Roma
- Annunciazione (1609-1610) Musée des Beaux-Arts, Nancy
- Adorazione dei Pastori (1609) Museo Nazionale, Messina
- Riposo durante la fuga in Egitto (1595-1596) Galleria Doria Panphilj, Roma
- Madonna dei Pellegrini (1604-1606)
- Sant’Agostino, Roma
- Santa Caterina d’Alessandria (1597) Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid
- Narciso (1599) Palazzo Barberini, Roma
- Giovanni Battista (1604) Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri
- Seppellimento di Santa Lucia (1608) Santa Lucia, Siracusa
- Martirio di Sant Orsola (1610) Palazzo Zevallos, Napoli
- Resurrezione di Lazzaro (1609) Museo Nazionale, Messina
- La Maddalena (1594-1595) Galleria Doria Panphilj, Roma
- San Francesco in Estasi (1594-1595)Wadsworth Atheneum, Hartford
- Bacco (1596-1597) Galleria degli Uffizi, Firenze
- Canestra con Frutta (1596) Pinacoteca Ambrosiana, Milano
Così scriveva Ludovica Rambelli a proposito della prima Messa in Scena
“Ebbene, ora abbiamo anche la conversion di un cavallo”, esclamò l’alto prelato alla consegna della grande tela ora in Santa Maria del Popolo a Roma.
La prima versione de La Conversione di Paolo era stata rifiutata a causa, pare, di un Cristo Giovanotto, che si precipita dal cielo a braccia tese in soccorso di un Paolo pesantemente rovinato a terra e che – a stento – è trattenuto da un angelo evidentemente meno impulsivo. L’aneddoto, gusto quanto quasi sicuramente apocrifo, come molti altri sulla vita dei Merisi, dà il titolo alla Messa in Scena di 17 Tableaux Vivants dell’opera di Caravaggio di cui firmo la regia, e che ho realizzato con la mia compagnia Malateathre. Lo spettacolo è andato in scena, la prima volta, nella facoltà di Architettura Luigi Vanvitelli della Seconda Università degli Studi di Napoli.
A chi mi domanda “perché La Conversione di un Cavallo?”, rispondo volentieri: “il cavallo sono io”.
Ma non è sul cavallo, che sono io, che intendo soffermarmi, piuttosto sulla “Conversione” restituendo a conversione il suo significato primo, da dizionario: trasformazione, passaggio da uno stato all’altro. Ed ora l’arduo compito di descrivere il senso che dò a questa trasformazione cominciando da Caravaggio, oggetto e motore, insieme, della nostra messa in scena: prendere un qualsiasi oggetto, porlo in uno spazio prima vuoto, la scena, e poi, semplicemente osservarlo.
Tra gli artisti, scrittori, registi e Caravaggio c’è una lunga storia di incontri e spesso fraintendimenti: un grande amore, comunque, e va bene così.
La storia rocambolesca e maledetta del Merisi ha ispirato tutti, magari troppi: cinema e letteratura hanno fatto a gara per indagarla e sviscerarla e raccontarla nei suoi più minimi particolari. Caravaggio è bandiera e santo protettore di ogni fibrillante, esaltato ed artistico eccesso; la sua morte è un giallo, le sue tele sono in odore pregnante di eresia.
Benissimo, ma io di questo non so nulla, ho visto e vedo soltanto come usa la luce.
Il teatro riuscirà a farlo solo nel Novecento.
Illumina una scatola nera ti tenebre fonde con un filo, un raggio, e rimette in luce ciò che nella tenebra era nascosto, mescolato. I corpi e gli oggetti si trasformano e emanando la luce che è loro propria si mostrano allo sguardo: si illuminano più che venire illuminati; restituiscono le particelle di luce che contengono.
La bellezza della realtà allora appare perché necessaria, semplicemente. Ho letto e purtroppo non ricordo l’autore: lo sguardo e l’attesa sono l’atteggiamento che risponde al bello, finché è possibile concepire, volere, desiderare il bello, questo non appare.
La messa in scena de La Conversione di un Cavallo non è frutto di un’idea o di qualche riflessione. In uno spazio abbiamo ricreato le condizioni in cui lavora un pittore nel suo studio. Una lampada, una sola, illumina il soggetto da destra a sinistra, dall’alto verso il basso. Si dice che Caravaggio facesse i buchi nel soffitto per ottenere quel taglio che nessun sagomatore riuscirà mai ad imitare.
La scena tridimensionale è facilmente riquadrata in una cornice immaginaria; ai bordi, pronti per essere utilizzati, oggetti semplici, stoffe e i corpi degli attori.
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Ludovica Rambelli Teatro porta i Tableaux Vivant di Caravaggio e Michelangelo in giro per l’Italia e l’Europa. Se per caso capitiamo dalle tue parti, vieni a trovarci.